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CANTONECaso Rainbow, Gargantini: «Non mi stupirebbe una ripartenza con altro nome»

01.05.24 - 17:22
Il segretario cantonale di Unia: «Negli ultimi 10 anni abbiamo seguito molti dipendenti per problemi di applicazione del Ccl»
TiPress
Caso Rainbow, Gargantini: «Non mi stupirebbe una ripartenza con altro nome»
Il segretario cantonale di Unia: «Negli ultimi 10 anni abbiamo seguito molti dipendenti per problemi di applicazione del Ccl»

BELLINZONA - «L'invito a rivolgersi alle istituzioni sociali è paradigmatico di quanto stiamo denunciando qui, in occasione del primo maggio». C'è una profonda amarezza nel commento di Giangiorgio Gargantini, segretario cantonale di Unia, a quella che è stata la mail di Rainbow inviata ieri ai propri dipendenti.

«Si tratta di un palese scarico di responsabilità - sottolinea -. Queste assicurazioni esistono, e per fortuna. Fa però specie che da questi ambienti padronali, dai quali arrivano regolarmente attacchi allo Stato, quando insorgono problemi ci si comporti in questa maniera, passando la patata bollente proprio nelle mani di quello Stato che in precedenza si attaccava».

Per quanto riguarda il caso specifico, Gargantini ammette: «Anche noi siamo sorpresi. Almeno per quanto riguarda Unia, non c'erano stati contatti precedenti che facessero presagire alcunché».

Problematiche relative all'applicazione del contratto invece ve ne sono state, e diverse. «Negli ultimi dieci anni abbiamo rappresentato molti lavoratori di Raibow, proprio per il mancato rispetto del Ccl, con tanto di rispettive domande di rimborsi portate avanti dal sindacato».

Se il fallimento sia dovuto a un problema di liquidità o di altra natura, Gargantini non è in grado di dirlo: «Non conosciamo la reale situazione economica dell'azienda, ma a questo punto non sarebbe una novità la possibilità che è data a chi va in fallimento, di potere ripartire con un altro nome».

Per il segretario cantonale Unia, anzi, sarebbe proprio la «chiusura del cerchio». «Ne abbiamo visti anche troppi di casi di questa natura: fanno business con un'azienda, le cose si mettono male, falliscono e lasciano i lavoratori nelle mani dello Stato. Poi rispuntano con un altro nome, un'altra azienda, stessi servizi e, purtroppo, stesse modalità. Forse tutto questo sarà anche legale, ma è assolutamente vergognoso e illegittimo. Non si può scherzare così sulla vita dei lavoratori».

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